Obiettivo e durata dei progetti sui nitrati

Grazie a una gestione mirata, il dilavamento di nitrati nel settore di alimentazione (Zu) di impianti per la captazione delle acque dovrebbe essere ridotto tanto da riportare il contenuto di nitrati nelle acque sotterranee a valori inferiori a quelli indicati nell'OPAc, ovvero 25 milligrammi di NO3- al litro.

Qualora in acque molto inquinate tale obiettivo non potesse essere raggiunto in una sola tappa, è possibile intraprendere un risanamento a più fasi (p.es. con un primo obiettivo di 35 o 40 mg/l).

Di seguito riportiamo gli interventi per il risanamento di acque inquinate nell'ordine di priorità raccomandato dalla Confederazione:

1a priorità: bacini imbriferi di impianti per la captazione delle acque con contenuto di nitrati superiore ai 40 mg NO3-/l;

2a priorità: bacini imbriferi di importanti impianti per la captazione delle acque, il cui contenuto di nitrati supera quello di 25 mg NO3-/l consentito per le acque sotterranee utilizzate come fonti potabili ed è tendente all'aumento;

3a priorità: bacini imbriferi dei restanti impianti per la captazione delle acque contenenti nitrati e quindi non conformi alle esigenze poste alle acque sotterranee utilizzate come fonti potabili (> 25 mg NO3-/l).

La gestione mirata nel settore di alimentazione o nel comprensorio del progetto deve essere ottenuta innanzitutto grazie ad accordi volontari con le aziende interessate, che stabiliscano i provvedimenti da attuare e l'ammontare delle indennità dovute.

É evidente che per ottenere la partecipazione degli agricoltori necessaria al raggiungimento dell'obiettivo non saranno sufficienti gli accordi volontari, ma occorrerà disporre le adeguate modalità di gestione per ridurre il carico di nitrati (eventualmente indennizzando i costi computabili).

Durata dei progetti di risanamento

L'obiettivo finale di risanamento di 25 mg NO3-/l dovrebbe essere raggiunto al più tardi dopo due fasi progettuali, ovvero entro un massimo di 12 anni. Oltre tale termine, i progetti potranno proseguire con l'obiettivo di impostare le attività agricole in maniera tale da evitare che la qualità delle acque peggiori nuovamente.

In principio, il versamento delle indennità basate sull'articolo 62a LPAc non ha limiti temporali: fino a che in un bacino imbrifero si rendono necessari provvedimenti all'avanguardia (rispetto alla prova che le esigenze ecologiche sono rispettate e alle leggi determinanti attualmente in vigore) per mantenere il livello raggiunto, saranno retribuite le misure agricole richieste e convenute contrattualmente.

La Confederazione garantisce le indennità per un massimo di 6 anni. Allo scadere di tale durata contrattuale, si valuteranno la pertinenza e la necessità delle misure e l'ammontare delle indennità sarà adeguato alle eventuali nuove condizioni quadro.

Essa non intende, allo scadere del contratto, trasformare le misure prese in relazione alla gestione delle superfici nel comprensorio del progetto in esigenze che non danno diritto a remunerazioni. Tuttavia, la Confederazione e i Cantoni mirano a una soluzione a lungo termine per il risanamento delle captazioni di acqua potabile, che possa protrarsi anche senza indennità tramite, ad esempio, migliorie fondiarie o riconversioni aziendali durature.

Ultima modifica 23.08.2016

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