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Pubblicato il 4 dicembre 2024

Contributo in situ

Sui prati e sui pascoli svizzeri crescono piante foraggere uniche. Le popolazioni semiselvatiche sono particolarmente adeguate alle condizioni locali. Rivestono una notevole valenza per la selezione. Le aziende agricole le conservano su superfici appositamente scelte e le mettono a disposizione per fini di ricerca e di selezione. Per questo ricevono il contributo in situ.

Prato con piante foraggere e denti di leone

Hotspot di piante foraggere

La maggior parte della superficie agricola utile in Svizzera è costituita da superfici inerbite. Sulle superfici inerbite che esistono da tantissimo tempo (superfici permanentemente inerbite) si sono sviluppate piante foraggere speciali. Sono popolazioni semiselvatiche nate dall’interazione con la gestione.

Questi ecotipi sono particolarmente adeguati alle condizioni locali. La genetica delle piante cambia da un sito all’altro. Le piante semiselvatiche si differenziano anche dalle varietà selezionate presenti nelle miscele di sementi che si possono acquistare sul mercato.

I molti siti diversi e l’utilizzo differenziato (sfalcio, pascolo) hanno generato una diversità immensa all’interno di una specie vegetale. Questa diversità genetica è una componente della biodiversità. La Svizzera ha un numero particolarmente elevato di siti diversi ed è un hotspot per la diversità delle piante foraggere.

Responsabilità internazionale

La Svizzera si è impegnata sul piano internazionale a salvaguardare la diversità genetica. Le piante coltivate sono preservate in collezione. La conservazione delle piante selvatiche e delle popolazioni semiselvatiche avviene nel sito in cui crescono. Si tratta della cosiddetta conservazione in situ.

La conservazione in situ è una misura del Piano d'azione nazionale per la conservazione e l'uso sostenibile delle risorse fitogenetiche per l'alimentazione e l'agricoltura (PAN-RFGAA). Con la conservazione in situ le piante possono costantemente adattarsi alle condizioni ambientali.

Competenza e impegno

Sei mucche su un pascolo guardano nell’obiettivo.
In Svizzera si conta un gran numero di superfici permanentemente inerbite. Le superfici in situ possiedono una diversità genetica unica. Per essere considerate tali, per lunghi periodi in passato devono essere state gestite in modo stabile e su di esse non devono essere state utilizzate sementi selezionate.

La diversità genetica unica di queste superfici deve essere garantita anche in futuro. A tal fine sono necessari l’impegno e la competenza dei gestori, i quali sanno come compensare i danni senza utilizzare sementi selezionate ed evitare variazioni repentine nella gestione.

A tal fine è stato concepito il contributo in situ, versato ai gestori insieme ai pagamenti diretti.

Requisiti delle superfici in situ

Il contributo in situ è erogato per superfici permanentemente inerbite gestite in modo da poco intensivo a intensivo. È limitato a un massimo di 2'750 ettari di superfici permanentemente inerbite ripartite su tutto il territorio nazionale, con l’obiettivo di coprire una gamma possibilmente vasta di siti. Per la concessione del contributo in situ sono riconosciuti al massimo 2 ettari di superficie per azienda.

I requisiti delle superfici in situ sono illustrati in dettaglio all’allegato 3 della Direttiva concernente la conservazione in situ della diversità genetica delle piante foraggere (Direttiva in situ).

Notifica e riconoscimento di superfici

Prato su cui cresce anche la coda di volpe
Il contributo in situ può essere concesso alle aziende aventi diritto a pagamenti diretti. Queste possono notificare nuove superfici se l’Ufficio federale dell’agricoltura (UFAG) ha pubblicato un bando per nuove superfici.

Il bando viene comunicato ai Cantoni a fine anno e pubblicato su questa pagina.

Per il 2025 non ci saranno bandi specifici dell’UFAG per le superfici in situ. Poiché il limite delle superfici non è ancora stato raggiunto, le aziende interessate possono continuare a notificare potenziali superfici.

Le aziende interessate notificano le potenziali superfici in situ al Cantone che le esamina e assegna l’incarico di effettuare un rilievo della vegetazione. Successivamente comunica le superfici ritenute idonee all’UFAG, il quale le valuta e le riconosce conformemente alla Direttiva in situ.

Parte della banca genetica nazionale

Essendo una misura del PAN-RFGAA, le superfici in situ fanno parte della banca genetica nazionale RFGAA (v. Piano d'azione per la diversità delle piante coltivate). Le aziende con superfici in situ sono disposte a garantire l’accesso al materiale vegetale a scopo di selezione e ricerca. Nel Sistema d'informazione nazionale RFGAA-SIN sotto Colture > Piante foraggere è disponibile una carta di tutte le superfici in situ riconosciute. Le richieste di accesso al materiale vegetale vengono effettuate via RFGAA-SIN e sono coordinate dall’UFAG.

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