Aria
Negli ultimi anni, i giornali hanno dato spesso risalto all'inquinamento dell'aria causato dall'agricoltura. Questo è da ricondurre alle emissioni di ammoniaca, tuttora elevate nonostante i considerevoli sforzi profusi per ridurle, e alle emissioni di odori provenienti dalla detenzione di animali e dagli impianti di biogas. A inquinare l'aria contribuisce anche la fuliggine da diesel rilasciata dai trattori.

Ammoniaca (NH₃)
L'ammoniaca (NH3) è un composto azotato volatile che si forma quando si decompongono le proteine o l’urea presenti negli escrementi degli animali da reddito. A causa della volatilizzazione dell’ammoniaca, nel 2022 l’agricoltura svizzera ha subito in media 41 500 tonnellate di perdite di azoto, vale a dire una media di 40 kg di azoto per ettaro di superficie agricola utile. Una parte di questo azoto è trasportata in biotopi sensibili, come boschi o prati magri, causando una concimazione eccessiva e, pertanto, alterando gli ecosistemi e arrecando un danno in particolare alla biodiversità.
Tra il 1990 e il 2020 le emissioni di ammoniaca provenienti dall'agricoltura, calcolate con il modello Agrammon della Scuola superiore di scienze agrarie, forestali e alimentari (SSAFA), sono diminuite del 22 per cento in tutto il Paese. Dal 2020 ristagnano invece a un livello elevato. Nel 2020 il 77 per cento delle emissioni di ammoniaca proveniva dalla detenzione di bovini e il 15 per cento da quella di suini. Le perdite riconducibili alla detenzione di pollame, con una percentuale del 5 per cento, incidono meno sul totale.
Se si considera l'evoluzione dei livelli delle emissioni nella produzione animale tra il 1990 e il 2020, si nota un calo del 16 per cento delle emissioni provenienti dalla detenzione di bovini e del 49 per cento di quelle provenienti dalla detenzione di suini. Per contro, durante lo stesso periodo, le emissioni da ricondurre alla detenzione di pollame e di altri animali da reddito sono aumentate rispettivamente del 32 e del 27 per cento. Per quanto riguarda le emissioni provenienti da un lato dai pascoli e dall’altro dalle stalle e dalle aree esterne si segnala un aumento rispettivamente dell’85 e del 19 per cento, contrariamente a quelle derivanti dallo stoccaggio dei concimi e dallo spandimento che sono calate rispettivamente del 17 e del 41 per cento.
L'evoluzione delle emissioni legate alla produzione animale è in gran parte dettata dall'andamento degli effettivi di animali e dai cambiamenti nelle tecniche di produzione. La maggiore diffusione della stabulazione libera per l’allevamento di bovini e dei sistemi di stabulazione ad aree multiple ed esterne nell’allevamento di suini, che hanno una superficie di emissione maggiore rispetto ai sistemi precedenti, ha comportato un incremento delle emissioni. Il calo del numero di bovini e suini rispettivamente del 18 e del 28 per cento, verificatosi soprattutto tra il 1990 e il 2000, e un ricorso più frequente al pascolo e a tecniche di spandimento del liquame a basse emissioni ne hanno favorito il calo. Durante questo periodo, in particolare a partire dal 2000, i fattori di aumento e di riduzione delle emissioni si sono perlopiù annullati tra loro. In assenza di misure di riduzione, le emissioni di NH3 dell'agricoltura sarebbero aumentate ulteriormente negli ultimi anni.
Nonostante l’introduzione di misure obbligatorie per ridurre le emissioni, come la copertura degli impianti per il deposito di liquame e di prodotti della fermentazione liquidi, e di tecniche di spandimento che limitano le emissioni, come per esempio il tubo flessibile a strascico, occorre continuare a impegnarsi nella riduzione delle emissioni per raggiungere l’obiettivo ambientale a lungo termine per l’agricoltura pari a 25 000 NH3 all’anno.
Odori
Gli odori sprigionati dall'agricoltura rappresentano un problema in prossimità delle zone abitate. Se, finora, i vicini erano confrontati soprattutto con odori provenienti da porcili e pollai, con la diffusione degli impianti agricoli di biogas sono esposti a un’ulteriore fonte di emissioni.

Per misurare le emissioni odorigene non vi è alcuno strumento adeguato al di fuori del naso umano e, di conseguenza, non sono neanche previsti valori limite di immissione. Per proteggere la popolazione dall'eccesso di cattivi odori, la legge sulla protezione dell'ambiente e l'ordinanza contro l'inquinamento atmosferico (OIAt) prevedono un sistema a due livelli. Nel primo, le emissioni vanno limitate preventivamente nella misura maggiore possibile a livello tecnico-aziendale e sopportabile dal profilo economico. A tal fine è necessario rispettare lo stato della tecnica nella costruzione degli impianti e le distanze minime dalle zone abitate. Se nonostante tutte le misure preventive continuano a esserci odori troppo forti, nel secondo livello si devono prevedere limiti più severi.
Una scelta lungimirante della sede e una pianificazione accurata sono fondamentali per evitare conflitti tra i gestori di impianti agricoli e gli abitanti nelle loro vicinanze così come eventuali costi ingenti di risanamento. Le raccomandazioni sulla pianificazione degli interventi di trasformazione degli edifici o delle nuove costruzioni sono state completate e aggiornate nel 2023 (cfr. «Costruzioni rurali e protezione dell’ambiente»).
Fuliggine da diesel
La fuliggine da diesel è il risultato di una combustione disomogenea dei motori e viene emessa assieme ai gas di scarico. Le fini particelle di fuliggine rappresentano una percentuale considerevole delle polveri fini che, con una dimensione inferiore a 10 micrometri, giungono nei polmoni per inalazione, per poi raggiungere le vie linfatiche e la circolazione sanguigna. La fuliggine da diesel contiene componenti cancerogene e, pertanto, può rappresentare un rischio per la salute. I filtri, riducendo del 99 per cento le polveri fini e, dunque, la fuliggine da diesel nei gas di scarico, sono estremamente efficaci.

Dal 2002, ovvero dall’entrata in vigore delle prime fasi di emissioni dell’UE, si è verificato un calo netto delle emissioni di polveri fini. Nel 2000 le macchine di cantiere producevano ancora emissioni simili a quelle delle macchine agricole. Soprattutto grazie all’obbligo, disciplinato nell’OIAt e in vigore dal 2009, di installare filtri antiparticolato sulle macchine di cantiere, le rispettive emissioni di polveri fini sono diminuite maggiormente rispetto a quelle delle macchine agricole.
Nei prossimi anni è attesa una diminuzione della quantità di polveri fini emesse, sia a livello globale che in agricoltura. Ciò è dovuto principalmente al fatto che sia in Svizzera che nell'UE i nuovi motori di tutte le classi di potenza sono soggetti alla fase di emissioni V. Per rispettare i relativi valori limite, è necessario installare dei filtri particolari per l’intervallo di potenza tra 19 kW e 560 kW. Di conseguenza, le macchine della fase di emissioni V importate in Svizzera sono dotate di serie di filtri antiparticolato.
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